Riflessioni: quotidianità, educazione, sport, genitori...
Sappiamo tutti che il cervello dei ragazzi è una spugna che assorbe con facilità e rapidità ogni comportamento in qualsiasi circostanza e i genitori sono il loro principale esempio.
Un genitore che con il proprio figlio che assiste ad un evento sportivo, in diretta o guardando la televisione, anche il quel momento, assume un ruolo importantissimo nella sua educazione.
Un atteggiamento tifoso troppo di parte, per la squadra o per un'atleta; squilibrato nei confronti della realtà, induce il ragazzo a privilegiare la parte “tifata” al di sopra di tutto anche quando sbaglia e considerare la controparte, l'avversario; sempre in modo negativo.
L'avversario, la squadra avversaria o quella di appartenenza, sono la metafora dei futuri interlocutori nella vita lavorativa e professionale; il datore di lavoro, il cliente, il collega, la società concorrente, saranno le realtà con cui dovrà inevitabilmente confrontarsi per tutta la vita.
Lo sport è scuola di vita anche quando vi si assiste non solo quando lo si pratica.
Rispettare l'avversario non è debolezza, riconoscerne il valore è uno sprone a migliorarsi.
Una sconfitta non è un'insuccesso; l'analisi di ciò che è accaduto produrrà un miglioramento e quindi una vittoria.
Una qualunque performance sportiva vincente, anche se espressa da atleti fisicamente possenti, saranno poca cosa se nel loro cervello non vi fosse la consapevolezza che ogni azione della vita, impone il rispetto di regole e di quell'etica che fin da piccoli, i genitori hanno impartito con il loro esempio, determinando il corretto comportamento in ogni azione.
M.Bassoli